La “digitalizzazione” della ristorazione era un trend conclamato anche prima del 2020: ora la pandemia ha accelerato questa trasformazione. Anche il tradizionale menù stampato dei nostri locali assume una nuova veste… più attuale e digitale. Il classico menù è sempre stato parte integrante di un locale, in coordinato con l’ambiente e il servizio per chi è attento all’ immagine, oppure più di servizio e funzionale in altri casi.
Ma non cambia solo il modo di ordinare al ristorante tradizionalmente: si prevede che dal 2021 un ordine su tre ad un ristorante sarà fatta in delivery o asporto, quindi il menù diventerà per forza di cose anche digitale.

Cosa è cambiato dall’inizio dell’anno?

Oggi i clienti si siedono ai nostri tavoli e, in linea con le nuove direttive igienico sanitarie, proponiamo loro di “inquadrare il QR CODE” o “scaricare l’APP” per vedere le nostre proposte (a questo proposito ecco un interessante articolo de “La Cucina Italiana”).
Ancora più facilmente ci troviamo a preparare ordini che arrivano da clienti che sono a casa e scelgono scorrendo le APP di delivery e network di tutte le attività di ristorazione (di cui ansa.it ci dà spiegazione) avendo a disposizione le proposte complete di prezzi di tutti i nostri competitor: quasi tutti possono consegnare direttamente a casa. Il numero di attività che utilizzano i servizi di food delivery è aumentato del 30% durante il primo lockdown del 2020!

Come trasformare quindi i nostri menù da cartacei a digitali?

La scelta di portare la nostra offerta online ci obbliga in alcuni casi a riadattare l’offerta della nostra carta in funzione del trasporto. Siamo quindi costretti a reinventarci, a dare una sferzata di novità alle nostre proposte. Bisogna tenere a mente che la scelta corretta dell’impostazione del menù è una strategia di marketing fondamentale per i nostri esercizi commerciali, che può far aumentare i nostri ingressi fino al 14/15% in più. Il plus di avere una carta digitale è sicuramente quello di poter aggiornare il nostro menù senza costi di stampa, pertanto la versatilità permette di valutare ed eventualmente cambiare piatti magari redditizi ma non popolari, anche provando a cambiare nome trovandone uno più di appeal. Sicuramente una linea di continuità basica aiuterà a fidelizzare il cliente habitué con i nostri cavalli di battaglia, ma creare movimento e aggiornamento aiuta a mantenere alto il livello di interesse, nonché crea curiosità continua verso la nostra attività. Ma non solo: comunica che c’è una continua ricerca di abbinamenti e materie prime, sinonimo di qualità!

Menù per delivery: 5 errori da non fare

  1. Non trasportare semplicemente le pietanze che avevamo in carta nel menù digitale: bisogna ricreare, riadattare sia la descrizione dei piatti che la composizione stessa e renderli ideali per il delivery/asporto! Ad esempio non possiamo mettere pietanze che nel trasporto perdano croccantezza se la devono avere, che abbiano un mix di cotto e crudo se non abbiamo il packaging adatto per le diverse temperature, o che se dovessero essere riscaldate che diventino secche o vadano in overcooking! Il trucco c’è: prepariamo la pietanza come se fosse pronta per il delivery e dopo un tempo di sosta l’assaggiamo: noi stessi saremmo disponibili a pagare per ricevere quel piatto?
  2. Dare nomi incomprensibili ai piatti o che richiedano interpretazione: la pizza all’Alfredo se non è universalmente codificata come la pasta alla Norma, chiede interazioni o spiegazioni che se non dettagliate immediatamente sotto possono portare a saltare direttamente il cliente a leggere la portata successiva.
  3. Non descrizioni troppo dettagliate o titoli troppo lunghi e filosofici perché leggere su un menù online o un’APP “Cuore di filetto di merluzzo pescato in natura nei mari del nord, cucinato in olio cottura con olio extravergine di olive spremute a freddo di origine italiana, su letto di patate di montagna tagliate a mano e condite con erbe aromatiche fresche” non colpisce, ma stanca e fa andare oltre (Per citare Troisi… sarebbe come chiamare un figlio Massimiliano ☺)
  4. Non utilizzare troppi termini incomprensibili al cliente: “Ballottine di pollo con farcia mousseline e chutney di limoni e dijonnaise” per la maggior parte degli utenti è incomprensibile. No a nomi troppo tecnici o stranieri (se non lo richiede espressamente il nostro tipo di cucina o la pietanza).
  5. Non fare la lista della spesa e non dimenticare nessuno: non inserire troppi piatti nel menù perché si scorre troppo e ci si perde, ma nel frattempo non omettere opzioni vegetariane oppure qualche pietanza senza glutine o lattosio, per inglobare tutte le categorie di possibili clienti. Se in 4 devono ordinare ed uno o due hanno un problema alimentare, tenderanno ad individuare chi fornisce l’offerta più completa!

    Ecco il video che ti racconta le 5 cose da non fare nel menu’ per delivery

Menù per delivery: 5 cose da fare

  1. L’impostazione. Dividere l’offerta per categorie: Gli antipasti, I primi piatti, oppure I pesci o Le carni. Si facilita la scelta e si dà idea di ordine. Inoltre utilizzare l’articolo determinativo nelle aree macro dei menu crea familiarità ed unicità, infondendo senso di ricerca e competenza nella selezione dell’offerta che si sta dando. I prezzi in colonna alla fine delle pietanze portano l’occhio a leggere il prezzo e distolgono l’attenzione dalla pietanza: meglio metterli sotto ad ogni piatto ma sul lato di sinistra se si ha una propria APP o qr code e si può scegliere. 
  2. Esplicitare gli ingredienti macro del piatto, utilizzare tre, massimo quattro parole descrittive: questo da immediatezza e permette nella mente di chi sta scegliendo di percepire a livello macro cosa sta per scegliere: il classico “spaghetti aglio, olio e peperoncino” non crea equivoci. Meglio ancora se sotto si specifica di che materia prima parliamo: “spaghettone di gragnano con aglio nero fermentato, olio evo riserva Marfuga e peperoncino habanero” crea curiosità ed evoca sia immagine che qualità azzerando o quasi i possibili dubbi. Attenzione a non filosofeggiare e quindi ricadere nell’errore 3 delle cose da non fare!
  3. Utilizzare termini che creano sicurezza e genuinità per infondere ulteriore professionalità e senso di ricerca e cura della materia prima: termini come biologico, casareccio, fatto a mano, pescato, “del nostro orto”, artigianale. 
  4. Menù degustazione. Si possono creare menù combinati con piatti dalla carta ma a quantità ridotte e prezzo unico complessivo. Il cliente si sentirà meno impacciato nella scelta dell’abbinamento, ma facendo scegliere “lo chef” per sé, e seguirà un percorso dedicato e si sentirà coccolato dalla cucina anche se da lontano. E per aumentare la vendita della carta dei vini… perché non suggerire anche l’abbinamento con la bottiglia giusta? (;-)).
  5. Non dimenticare le norme di legge: pietanze con allergeni in evidenza e materia prima surgelata all’ origine con asterisco. Se l’APP lo consente per velocizzare la selezione si può valutare la scelta del filtro allergeni o tipo di cucina (carne, carne, pesce, vegetariano).

    Guarda il video che ti dà 5 suggerimenti di cose da fare nel tuo menù per delivery

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